Conta più di 450 membri il gruppo Facebook che si è costituito per denunciare il mancato riconoscimento del periodo di servizio degli assistenti di lingua italiana all’estero operato dal recente provvedimento del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera della Professoressa di spagnolo e italiano per stranieri Chiara Sgambetterra che apre una finestra sul mondo del precariato.

I professori che non hanno un posto “fisso” infatti possono chiedere di essere inseriti nelle Graduatorie Provinciali delle Supplenze (GPS) dove gli Istituti Scolastici devono scegliere gli insegnanti per coprire eventuali posti liberi .

Le Graduatorie Provinciali delle supplenze si formano assegnando un punteggio ai titoli posseduti dagli insegnanti.

Ad esempio vengono assegnati 12 punti per il titolo posseduto, 0,50 punti per ogni voto superiore a 77/110 e 4 punti per la lode. Ulteriori punteggi si ottengono per gli ulteriori titoli accademici, professionali e culturali posseduti rispetto al titolo di accesso. Infine una parte consistente del punteggio viene attribuito in base ai mesi d’insegnamento effettuato.

Un mese in più o in meno d’insegnamento può quindi essere determinante.

La decisione di togliere dal computo il periodo di assistenza di lingua italiana compiuto all’estero determina un peggioramento della posizione in graduatoria di molti professori che avevano potuto “contare” su questi mesi nella precedente Graduatoria Provinciale.

Senza considerare che questo cambiamento ha generato una enorme confusione tanto che molti professori hanno comunque inserito gli anni di servizio prestato come assistenti di italiano tra i “servizi specifici” ottenendo 12 punti per ogni anno di servizio, altri hanno inserito questo periodo tra i “servizi aspecifici” ottenendo 6 punti per ogni anno, infine molti NON hanno inserito nessun periodo, determinando tutta una serie di disparità e ingiustizie che richiederanno successivi controlli.

Comprendiamo quindi l’amarezza di questa insegnante, precaria e, come se questo non bastasse, da ora anche disoccupata.

La storia di Chiara

Chiara nel 2015 vince una borsa lavoro finanziata dal MIUR per fare l’assistente linguistica di italiano in Spagna. Al rientro, inizia la gavetta e iniziano ad arrivare le tanto attese supplenze annuali, forte di un punteggio in graduatoria alto e proporzionato all’esperienza maturata. L’anno di assistentato non è apprezzato solo dalla scuola, ma le vale anche una cattedra di Traduzione Tecnica presso una università di Mediazione Linguistica. E per tre anni gli incarichi arrivano puntuali ogni settembre.

Con questa decisione perde pochi punti, quanto basta per restare senza lavoro.

“Che in Italia non si incentivasse il merito era cosa nota. Cosa ben più grave è attribuire un valore a un’esperienza lavorativa di alto profilo e poi, anni dopo, revocarlo. E su che base?”

“Non si tratta di una distrazione o noncuranza, ma di una precisa azione volta a punire chi si è spinto un po’ più in là. Chi con sacrifici e speranze ha fatto la valigia ed è partito con un’idea precisa: tornare a casa con nuove competenze, con formazione di qualità, e con uno spirito europeo che tanto serve ai giovani studenti.”

“E la decisione aggrava ancor più la condizione dei precari, che da oggi in poi vivranno nell’ansia che venga revocata la validità delle qualifiche ottenute, perché se è stato fatto in un caso, cosa impedisce di farlo ancora?

Se già è difficile vivere senza un lavoro a tempo indeterminato, ancor di più lo è costruire una carriera con la consapevolezza che può essere vanificata da un momento all’altro in base agli umori del ministro di turno”