di Massimiliano Bartocci –
Via Graffigna è una via del centro storico di Fermo, a pochi passi dal Ricreatorio San Carlo e confinante con quello che un tempo era l’Istituto Magistrale e l’Asilo “Bambin Gesù”.
26 Appartamenti per le situazioni di emergenza sociale
In questa via esiste una palazzina con 26 appartamenti, di proprietà del Comune di Fermo e dell’ERAP Marche (ente ragionale per l’abitazione pubblica), “da destinare a persone e famiglie in stato di disagio sociale, destinatarie di provvedimenti di sfratto, ordinanza di sgombero ecc. e privi di supporti familiari e parentali, per fronteggiare le situazioni di emergenza sociale che di volta in volta si vengono a creare”
Gli alloggi “parcheggio”
Sono i cosi detti “alloggi parcheggio”. Ve ne sono in Via Tarunzio, Via Osimo, Via Tiziano ma la parte preponderante di questi alloggi si trova in via Graffigna.
Locali costruiti negli anni sessanta con l’intenzione di ospitare una Caserma dei Carabinieri e invece destinati a situazioni di emergenza abitativa.
Dieci appartamenti diverranno Case Popolari
Alloggi che sono passati alla gestione dell’ERPAP con la conseguente sottoposizione alla normativa propria dell’edilizia residenziale pubblica sovvenzionata “tenendo però presente che, per gli attualmente assegnati per situazioni di emergenza abitativa, si deve comunque garantire il diritto all’abitazione degli attuali occupanti e l’ERAP dovrà dunque garantire la permanenza nell’alloggio agli attuali occupanti fino al reperimento – da parte loro – di una nuova sistemazione abitativa alternativa a quella esistente”
L’effettiva disponibilità degli alloggi in capo all’ERAP per le successive assegnazioni di case popolari verrà dunque trasferita solo a seguito dell’effettivo rilascio dell’appartamento da parte degli attuali occupanti.
Sedici appartamenti resteranno nella disponibilità del Comune di Fermo
Sedici di questi appartamenti sono, in base ad una convenzione sottoscritta tra Comune di Fermo e ERAP MARCHE, sottratti alla disciplina di edilizia residenziale pubblica (ERP) sovvenzionata ad uso abitativo, in quanto destinati a fronteggiare situazioni di emergenza sociale di nuclei familiari in stato di disagio abitativo
I compiti del Comune di Fermo
Tra i compiti del Comune vi è la manutenzione straordinaria sugli immobili, ma anche, a seconda delle situazione anche “di provvedere alle forniture di gestione corrente per l’ordinaria conduzione dell’alloggio, in particolare in fase di avvio del servizio ove possono manifestarsi esigenze improvvise sia di forniture (piccole forniture di modico importo di casalinghi, utensili, materiale usa e getta, chiavi di riserva ecc.) sia di servizi ausiliari (spostamenti di mobilio e suppellettili, piccoli interventi di riparazioni e/o manutenzioni, piccoli interventi di pulizia ecc. ) indispensabili però per la gestione della quotidianità”.
Situazioni di emergenza che spesso divengono permanenti
Ma il confine tra situazione di emergenza e lo stato permanente di disagio sociale è spesso labile, per cui la permanenza in questi alloggi è spesso divenuta stabile. I contratti di qualche mese sono diventato di anni, con la conseguenza anche di aver concentrato tutte le situazioni “difficili” in un unico posto.
Un progressivo degrado
Ai problemi strutturali proprie delle costruzioni degli anni Sessanta, che L’Erap ha intenzione di colmare approfittando del superbonus 110, come le insufficienze in ambito di resistenza sismica e la dispersione termica delle murature, si aggiungono i danni determinati dai frequentatori, regolari e irregolari, degli immobili.
La situazione attuale di Via Graffigna è quella di uno stabile fatiscente, con zone interdette o non accessibili, con “evidenti tracce di muffa sulle pareti dei bagni e stanze adiacenti”, con il portone d’ingresso divelto, quelli delle cantine e delle soffitte senza porte o distrutte, alcune zone puntellate a seguito delle recenti scosse di terremoto, e sporcizia un po’ ovunque.
Si risolve un problema e se ne aggrava un altro
Con la conseguenza che chi si trova in uno stato temporaneo di disagio sociale e viene catapultato in Via Graffigna risolve si un problema abitativo ma certamente aggrava quello psicologico, anche considerando la presenza di minori e adolescenti che non hanno la capacità di resistenza degli adulti.
Una condizione di soggezione psicologica che impedisce anche di segnalare situazione borderline per la paura di perdere anche quest’ultimo presidio di normalità.
Controlli che invece dovrebbero essere effettuati spontaneamente dal proprietario dell’immobile. Ci chiediamo come sia possibile che nessun dipendente del Comune si sia più recato in Via Graffigna per vedere quello che anche le fotografie hanno testimoniato.
“Vivere in una casa del Comune non può essere una vergogna”
Situazione psicologica che bene viene descritta nella lettera giunta in redazione e che pubblichiamo integralmente:
“Vivere in una casa del Comune non può essere una vergogna ma lo diventa quando ti ritrovi a vivere nel degrado.
Le case comunali di via Graffigna in centro storico sono case di emergenza, abitazioni di passaggio, l’Erap è responsabile dei contratti e di riscuotere l’affitto, il comune è responsabile della manutenzione.
Eppure ci sono famiglie che vivono in queste case da sette, otto anni o forse più.
Gli appartamenti più grandi passeranno all’Erap e i più piccoli rimarranno del Comune, almeno così ci hanno detto, ce ne sono molti liberi ma probabilmente c’è qualche disguido interno.
Gli appartamenti sono pieni di muffa, le pareti trasudano acqua creando pozze sul pavimento, tubature vecchie, finestre rotte e pericolanti. Appartamenti freddi e umidi, anche per l’esposizione essendo frontali al mare e benché si accendono i termosifoni, il calore non si mantiene. Dove anche tenendo acceso il riscaldamento tutto il giorno la temperatura è di 17 gradi e se si spegne arriva in poco tempo a 15, 14 gradi.
Quando avvisiamo per fare presente del problema, ci rispondono che non ventiliamo abbastanza l’appartamento e che accendiamo poco i termosifoni.
L’immobile stesso visto dall’esterno è fatiscente, non è stato neanche ristrutturato dopo il terremoto, i balconi nella parte frontale sono ancora ricoperti con i teli verdi per evitare che cadano i pezzi, con i ferri a vista, ma sono ancora utilizzati da chi ci vive. Non è facile da spiegare ma tutto l’edificio è completamente spellato, non parliamo di coibentazione ma della copertura che cade a pezzi. Le cantine sono inaccessibili, se salta la corrente, accedere ai piani sotterranei è terribile, il puzzo di muffa è irrespirabile, sotto i contatori dell’acqua ci sono perdite di acqua ma la cosa più preoccupante è il sostegno che è stato posto sotto l’entrata con dei portanti, probabilmente le due palazzine si stanno richiudendo su se stesse, un minimo di scossa di terremoto sembra amplificata, cade tutto ciò che è impilato per mancanza di spazio con scosse di 2/3 gradi, meglio non immaginare con una scossa di 5/6 gradi.
Le soffitte sono accessibili a tutti anche a chi non vive nel condominio perché il portone è rotto da anni ed è stato tolto, appoggiato all’entrata insieme a mobili di qualcuno che ha deciso di lasciarli li anziché buttarli in discarica, così è lo stesso sulle scale e per le soffitte, mobili ammucchiati, pacchi famiglia alimentari lasciati in giro per la felicità dei topi, mancano anche le finestre e ci piove dentro, tra i piccioni e i gatti randagi, le soffitte sono piene di escrementi e gli spazi destinati alle abitazioni sono inaccessibili, non è permesso chiudere la porta della propria soffitta perché ripetutamente vengono scassinate, aperte e derubate.
Gli appartamenti liberi sono stati chiusi con dei pannelli di legno per allontanare gli abusivi che li avevano occupati.
La realtà quotidiana di ritrovarsi sconosciuti sulle scale che fumano, si drogano, fanno rumore anche durante la notte, non è rasserenante.
Tanti i tentativi di scasso nelle abitazioni e nelle cassette postali, la posta, le bollette e i pacchi scompaiono.
I citofoni non funzionano, i campanelli all’entrata vengono ripetutamente strappati e lasciati penzolanti con i fili elettrici a vista.
Più di due anni fa dei tecnici sono venuti a controllare ogni appartamento con un manico di legno della scopa hanno iniziato a battere nel soffitto per cercare le infiltrazioni e dovevano fare i lavori con il 110, rifare l’esterno, le finestre, le caldaie.
Intanto ad oggi ancora nulla.
Intanto cadono pezzi di muro sulla testa quando si chiudono le persiane.
Intanto ci sono contratti di affitto scaduti da oltre 6 mesi e nessuno sa perché.
Forse pensate che queste abitazioni siano solo per extracomunitari? No ci vivono anche italiani che hanno avuto una casa normale e che per qualche fatto avverso non ce l’hanno più. Famiglie che sperano di andare via ma non possono permettersi di pagare un affitto di 500 euro al mese perché non hanno un lavoro stabile, scongiurano di rientrare fra i primi in graduatoria nel bando delle case popolari, bando biennale, ma che dipende dall’Isee. A questo punto la precedenza è di chi ha il reddito più basso, più vicino allo zero, magari un lavoro a nero, se hai un qualche lavoretto a chiamata, a progetto, un tirocinio, un lavoro a tempo determinato con reddito dichiarabile non è facile competere per avere una soluzione abitativa migliore ma neanche ti puoi permettere un appartamento normale perché non hai le giuste garanzie.
L’amministrazione sicuramente avrà fatto scelte più urgenti su dove e come destinare i fondi ma vorrei invitare tutti i cittadini di Fermo a passare in via Graffigna, è in centro storico, tra via Brunforte e il ricreatorio San Carlo. Entrate a vedere con i vostri occhi, tanto è tutto aperto, meglio di chiese e musei, potete liberamente salire fino alle soffitte o scendere nelle cantine e vedrete con i vostri occhi in quali condizioni si lasciano le persone con difficoltà economiche perdere la loro dignità”