di Massimiliano Bartocci

Tra i venti punti all’ordine del giorno del Consiglio Comunale della città di Fermo del 30 Settembre spiccavano per importanza l’approvazione del Bilancio Consolidato e l’approvazione del Documento Unico di Programmazione 2022/2024, che hanno occupato gran parte del tempo tanto da costringere a rinviare, ad altra data, oltre la metà dei punti in discussione.

Che cos’è il bilancio consolidato? Sul bilancio del Comune grava non solo la gestione diretta ma anche quella di altri enti dei quali il Comune di Fermo detiene quote societarie o associative che vanno attenzionati dal Consiglio Comunale in quanto in caso di malagestione il Comune dovrà versare le somme finanziarie a copertura delle eventuali perdite ovvero a partecipare alla loro capitalizzazione o al loro finanziamento.

Apprendiamo dal sito del Comune di Fermo della esistenza di partecipazioni nella  S.O.L.G.A.S. srl (51%), Solgas immobili srl – in Liquidazione  (100%), A.S.I.T.E. srl (100%), Fermo gestione immobiliare (100%), CIIP spa (11,71%), Pharma.com (100%), STEAT spa (9,75%), Cross Park Monterosato  (16,67%), Alipicene spa (10%), Fermano Leader scarl (1%), Piceno Sviluppo (0,78%), Sistema piceno turismo (5%), Centro servizi intercomunali (17,05%), ed Enti di diritto privato controllati come Fondazione Orchestra Regionale delle Marche  (quota associativa annua 5.000 euro), Associazione EUF – Ente Universitario del Fermano (quota associativa annua 250.000 euro), AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali (quota associativa annua 2.969), Marca Fermana (quota associativa annua 2.000), Fondazione rete lirica delle Marche (quota associativa annua 20.000).

NESSUNA CRITICA NESSUN RILIEVO

Per la verità ci si è concentrati solo sui tre “gioielli” principali (Asite, Solgas e Pharma.com), trascurando tutto il resto e senza entrare mai in profondità sorprendendo lo stesso presidente dell’Asite dott. Alberto Paradisi che è arrivato ad affermare “questa sera sono contento di non aver sentito attacchi o critiche”, mentre, evidentemente, si era preparato a ben altro dibattito tante ed evidenti erano le criticità.

Una inutile passerella che non è servita né ai consiglieri né ai cittadini.

NESSUN CITTADINO HA SEGUITO IL CONSIGLIO COMUNALE

Ma l’aspetto più critico dell’ultimo consiglio comunale è stata la totale assenza del pubblico. Nessun cittadino presente alla Sala dei Ritratti e nessuno collegato alla diretta trasmessa sul canale You Tube.

Il mancato coinvolgimento dei cittadini è una macchia per questa amministrazione che fa ben poco o nulla per comunicare adeguatamente alla città le date e gli orari di convocazione. Per i Consigli Comunali ci si limita ad attaccare tardivamente qualche manifesto mentre le Commissioni Consiliari sono pressoché segrete rendendo di fatto la partecipazione impossibile. A questo si aggiungono gli evidenti problemi audio tali da scoraggiare chiunque avesse, anche per sbaglio, tentato di vedere il consiglio comunale attraverso il canale You Tube, che tra l’altro conta solamente 21 iscritti.

Ma il mancato coinvolgimento della cittadinanza risiede anche nella scarsa utilità del Consiglio Comunale sempre più un luogo di ratifica formale di decisioni prese in altre stanze.

Il voto contrario compatto delle minoranze è stato infatti motivato proprio dalla impossibilità di contribuire, anche con il dibattito, alle scelte fondamentali dell’ente.

Tornando al bilancio consolidato si è assistito ad un “pour parler” delle tre maggiori società, simile se non identico a quello che si può leggere nei resoconti degli ultimi anni e dove le uniche due questioni strategiche palesate, e che evidentemente sono le priorità della giunta, sono legate alla possibilità di fusione con San Giorgio Energie per quanto riguarda la Solgas e la costruzione di un biodigestore (vecchio obiettivo del Partito Democratico locale) per quanto riguarda l’Asite.

È bene ricordare che anche il ruolo del consigliere comunale di maggioranza non è quello di assecondare acriticamente tutto quello che gli viene propinato dalla Giunta ma di controllare e vigilare affinché l’ente abbia una buona gestione, mentre si è assistito alla ripetizione del mantra “biodigestore” “biodigestore” senza entrare mai nel merito, tanto da far sorgere il dubbio che i consiglieri non fossero stati adeguatamente informati.

Eppure i rischi per la città sono tanti e notevoli.

VENTI ANNI DI TENTATIVI

Tante, forti e motivate sono state in passato le resistenze verso questo tipo d’investimento riproposto continuamente, da oltre venti anni, nella speranza di una sua approvazione.

L’ASITE SOCIETA’ A FORTE RISCHIO

Come poco conosciuta è stata, evidentemente, anche la Relazione del Collegio Sindacale dell’Asite, dove viene rilevata una inadeguatezza della struttura organizzativa e funzionale della società tanto che “solo con grandi sforzi si riesce ad ottenere le informazioni utili e necessarie ad una gestione societaria che sappia e possa cogliere ed anticipare le criticità che le si pongono davanti”.

Quindi una società a forte rischio. Il superamento di questa problematica implicherebbe l’assunzione di ulteriore personale che allo stato attuale sembra economicamente non sostenibile, essendo la società già appesantita da tutta una serie di costi del personale per un totale di 6.300.000 euro annui, tra cui anche quelli del direttore generale che ne percepisce 70.000.

Il collegio Sindacale “oltre a rinnovare l’invito a nominare un responsabile-dirigente del settore amministrativo invita, anche, il consiglio di amministrazione a nominare una commissione che possa in tempi brevi fare una proposta di riorganizzazione della struttura amministrativa anche in tema di strumenti tecnici da aggiornare e/o sostituire”.

La nomina di questa commissione poteva e doveva essere un argomento da affrontare in consiglio comunale.

Se è vero che il periodo pandemico non consente un confronto con gli anni precedenti è anche vero che gli molti elementi di preoccupazioni sono stati “poco” considerati.

Se infatti alla perdita di esercizio di 107.894 si aggiungono due fatti contabili “straordinari”, vale a dire il contributo governativo di 390.000 euro (+ iva) e i minori ammortamenti per 482.983, ebbene senza queste due poste la perdita avrebbe superato il milione di euro e messo in difficoltà anche il bilancio comunale.

Un bilancio borderline, quello della Asite, che richiede sempre di mantenere alti i fatturati. Ed è per questo che si vorrebbe costruire un biodigestore. Ma a condizione ovviamente che possa ottenere la frazione organica di rifiuti soldi urbani (forsu) da tutti i Comuni della Provincia.

IL BIODIGESTORE DI FERMO DEVE DIVENTARE UN BIODIGESTORE D’AMBITO?

Le dichiarazione del presidente dell’Asite sono chiare (ascoltabili dal minuto 2:00:42 della nostra registrazione) “come facciamo a finanziarci? Ad avere credibilità nei confronti delle banche? A sopportare i piani d’investimento futuri? A stare al passo con i competitors? Anche parlando del biodigestore ne stanno nascendo come i funghi da parte dei privati. Abbiamo fatto ieri una osservazione al piano d’ambito affinché il biodigestore di Fermo sia inserito nel piano d’ambito come biodigestore d’ambito in modo da difenderci dai privati, in modo che tutto l’organico che viene dai Comuni sarà destinato al biodigestore d’ambito … perché altrimenti se ci troviamo a combattere con il privato tutte le cose belle dette fino ad ora finisco immediatamente “

Ma chi decide se fare o non fare un impianto industriale insalubre a Fermo? Chi decide che dimensioni deve avere? Chi decide se questo settore deve essere sottratto alla concorrenza dei privati?

Decisioni che sicuramente non sono state prese dagli attuali consiglieri comunali.

Si dimentica che l’Asite essendo una società al 100% del Comune, come si dice in “House”, non può avere strategicamente una impostazione di tipo “commerciale”. Dovrebbe cioè prestare i suoi servizi esclusivamente per e con i cittadini di Fermo (mentre ad oggi siamo già sotto l’80%), al massimo con quelli di prossimità. E come si concilia allora un biodigestore d’ambito con questa previsione legislativa?

La giurisprudenza ritiene addirittura che la prevalenza dei servizi a favore della città sia soddisfatta “quando l’affidatario diretto non fornisca i suoi servizi a soggetti diversi dall’ente controllante, anche se pubblici, ovvero li fornisca in misura quantitativamente irrisoria e qualitativamente irrilevante sulle strategie aziendali, ed in ogni caso non fuori dalla competenza territoriale dell’ente controllante”.

Che la situazione sia cambiata con la costituzione dell’Ambito Territoriale Ottimale 4? Ma anche qui i consiglieri delegati avrebbero potuto riferire …

Trasformare la discarica di San Biagio nella discarica di tutta la Provincia non è un passo da poco. Una scelta che avrebbe dovuto coinvolgere non solo i consiglieri comunali ma anche tutta la cittadinanza.

Ma su questa questione nessuno ha avuto il coraggio di dire una parola.

IL BIODIGESTORE È UTILE AL BILANCIO ASITE O ALLA CITTA’?

Completamente nascosti i rischi che l’operazione “biodigestore” comporta sia in termini di indebitamento che d’inquinamento ambientale.

Nessuno ha chiesto, ad esempio, quante saranno le tonnellate di biodigestato (la parte dei rifiuti che resta dopo i processi di lavorazione dell’umido) e quali le strategie di smaltimento. Addirittura, secondo un orientamento, il biodigestato proveniente dalla forsu, non potrebbe essere nemmeno utilizzato come fertilizzante per la presenza di diversi batteri. È questo infatti uno dei maggiori problemi che genera un biodigestore.

Tonnellate di residui pericolosi

Tonnellate di residui pericolosi, per l’alta concentrazione di nitrati e di ammoniaca, che si aggiungono alle 5.500/6000 tonnellate di compost già prodotte dalla discarica e sulle cui strategie di smaltimento nulla si è detto.

Si rischia cioè di creare una bomba ecologica proprio alle porte della città

Inoltre si consideri che il biogas prodotto non è immediatamente utilizzabile ma ha la necessità di un trattamento industriale insalubre.

Si tratta di decisioni che impattano per sempre sulla città.

Pensate all’odore di un sacchetto di “umido” e moltiplicatelo per 50.000 tonnellate annue.

Di certo verrà modificato l’odore dell’aria delle zone limitrofe, quindi Ponzano di Fermo e Caldarette d’Ete, ma anche, a seconda dei venti, di tutta la città.

Chi ha qualche anno in più ricorderà l’aria “particolare” proveniente dallo zuccherificio o dalla conceria individuabile anche dal Girfalco.

Dovendo fare un bilancio, anche considerando l’inquinamento prodotto, la perdita per la città sarà sicura.

Gli unici che ci guadagneranno saranno i produttori degli impianti e il bilancio Asite che avrà un incremento del fatturato ma che servirà solo a mantenere in piedi la” baracca” senza alcun utile per il Comune.

Come pure poco considerato è stato il fatto che il biodigestore deve essere costantemente mantenuto ad una determinata temperatura con un “bruciatore” in funzione 24 ore al giorno.

Ma quest’ultimo aspetto non poteva essere sottolineato se è vero che è stata portata come “novità” positiva la possibilità di auto-consumare l’energia elettrica (con un risparmio annuo di 150.000/200.000 euro) che viene prodotta dalla Asite proprio bruciando il biogas emanato naturalmente dalla discarica.

Un “bruciatore” di un gas inquinante, acceso giorno e notte, è quindi già presente (simile a centinaia di auto in moto ventiquattrore al giorno) a cui eventualmente si aggiungerà quello del biodigestore.

“il bilancio non è drogato”

Il biodigestore è quindi necessario a sostenere un bilancio pesante, da sempre mantenuto in utile con operazioni “forti” e che hanno anche portato, in passato, la magistratura ad indagare per smaltimento di rifiuti illeciti, mentre oggi, a detta del Presidente della Società, “il bilancio non è drogato” (vedi minuto 1:53:52)

Se non è drogato il bilancio ad essere drogata è l’idea di addossare tutti i costi ambientali al territorio di Fermo invece di dividerli tra i Comuni ognuno in base alla propria produzione di rifiuti.

LE COSE NON DETTE, LE DOMANDE NON FATTE

Per quanto riguarda la Solgas si è paventata la fusione con la San Giorgio Energia.

Questa operazione determinerebbe la perdita del controllo del Comune di Fermo, controllo che era stato fondamentale per convincere i consiglieri comunali a cedere il 49%.

Basta infatti un semplice calcolo matematico per capire che con la fusione il privato vedrebbe sommate le proprie quote mentre gli enti pubblici manterrebbero ciascuno quelle di minoranza. Ci sembra una strategia dei piccoli passi verso la cessione totale.

Piccola passi per la cessione dei gioielli di famiglia e l’appesantimento di quelli che resteranno