di Massimiliano Bartocci –

Si è tenuta, Domenica 16 Ottobre, nella sala conferenze del Comune di Carassai l’inaugurazione della mostra itinerante di Fotografie e Acquarelli dal titolo “MONTE VARMINE, PASSATO E PRESENTE”.

L’apertura della mostra è stata preceduta dai saluti del Sindaco del Comune di Carassai Gianfilippo Michetti che ha aggiornato i presenti sulle opportunità offerte dei fondi per il terremoto e sulle azioni svolte insieme al Comune di Fermo per la valorizzazione della Rocca come pure sulla partecipazione ai “Borghi Storici delle Marche”.

Ai saluti del Sindaco si è unita Bianca Virgili, presidente dell’Archeoclub di Carassai, che ha ricordato il prestigioso traguardo dei 40 anni dalla nascita dell’Archeoclub, il primo sorto in tutta la regione Marche, che in tutti questi anni oltre alle pubblicazioni storiche ha effettuato un’opera di sensibilizzazione per il recupero degli architettonici del territorio. Presente in sala anche il primo iscritto Renzo Polini, ex sindaco di Carassai.

Il comitato per la rinascita di Rocca Monte Varmine

Infine Alessandro Ciaudano, coordinatore del “Comitato per la Rinascita di Rocca Monte Varmine” ha ringraziato l’amministrazione di Carassai per l’ospitalità della mostra e l’Archeoclub per la preziosa collaborazione.

Dopo una breve presentazione del Comitato, composta da oltre 20 Associazioni della Valdaso e del Fermano ha poi illustrato i tre obiettivi guida del Comitato : promuovere e sostenere la stesura del progetto integrato per l’intera tenuta, redigere il piano di promozione e valorizzazione per il 2023 in collaborazione con i Comuni di Fermo a Carassai e avviare un percorso di fattibilità per la  sistemazione e valorizzazione dell’area esterna al Castello, tra cui la realizzazione di itinerari e percorsi cicloturistici che consentano di scoprire l’intero territorio della Rocca.

Le foto e le testimonianze della gente del luogo

Particolarmente interessanti sono state le testimonianze della gente del luogo tra cui quella del novantenne Giuseppe Moretti detto “Pippo” che ha ricordato di essere nato proprio davanti al Castello dove la sua famiglia è rimasta per diversi anni per poi lasciare la Rocca a bordo di un carro trainato da due buoi.

Dopo le testimonianze si aperta la mostra composta da una sezione dedicata agli acquarelli realizzati a cura di “Fermo in acquarello”, e da una sezione video-fotografica a cura di Prodotti Eventi.it

https://www.youtube.com/watch?v=wEwgc3OOj5A

Scopo della mostra è quello di sensibilizzare l’intero territorio sull’importanza strategica della Rocca e di mantenere viva la memoria storica di questo bene poco conosciuto soprattutto fra le nuove generazioni.

La storia di Monte Varmine

Rocca Monte Varmine è una tenuta di circa settecento ettari, che si trova nel territorio del Comune di Carassai ma è proprietà del comune di Fermo, che l’ha ereditata dall’Opera Pia Brefotrofio, e comprende uno dei pochi castelli ancora intatti delle Marche, la Chiesa di Sant’Angelo in Piano e il cimitero quattrocentesco di San Luca, oltre ad una decine di casolari.

Il castello, in origine, serviva come protezione del latifondo e faceva parte del possesso donato nel 1309 ai monaci farfensi dal signore longobardo di Offida Longino D’Attone. Nel 1060 la proprietà passa alla Curia di Fermo fino al 1290 quando il Vescovo Gerardo donò la Rocca Monte Varmine a suo fratello Guglielmo da Massa.

Dal 1290 fino al 1397 i signori ghibellini di Massa e Montappone detennero il potere su Rocca Monte Varmine portandola alla rovina. Acquisita e ristrutturata dal Cavaliere Matteo Mattei nel 1397, fu ceduta nel 1417 alla Confraternita di Santa Maria della Carità con la speranza che l’intera struttura potesse divenire un centro di assistenza per anziani e invalidi.

La Fraternita di Santa Maria Novella della Carità aveva istituito anche l’Opera Pia Brefotrofio di Fermo, o Ospedale di Santa Maria della Carità, anche conosciuto come Conservatorio degli esposti e Pio Stabilimento degli esposti, che divenne proprietaria della Rocca.

L’Opera Pia Brefotrofio di Fermo aveva tre Istituti:

  • la Balieria (che nel 1963 divenne Istituto assistenza infanzia Matteo di Bonconte) dove venivano prestati i servizi di prima assistenza ai neonati e bambini fino al dodicesimo anno per poi essere affidati a nutrici o allevatori esterni mediante sussidio
  • il Conservatorio maschile (poi divenuto Collegio Maschile Luigi Antonini) che aveva sede nei pressi dir Porta di San Giuliano
  • il conservatorio femminile (poi Collegio femminile Matteo Mattei) che si trovava a Porta Santa Caterina, nell’attuale sede universitaria, dove generalmente venivano ricoverati i bambini giunti al dodicesimo anno di età, abbandonati o restituiti al Brefotrofio e gli orfani di uno od entrambi i genitori, in stato di povertà, dove rimanevano fino al compimento dei diciotto anni.

Con delibera n. 5907 del 26 settembre 1988 la Giunta regionale delle Marche ha stabilito l’estinzione del Brefotrofio e il passaggio delle funzioni al Comune di Fermo.